

![]()
anerella è la versione storpiata del mio nome, così mi chiamavano i figli di alcuni amici quando erano molto piccoli. Loro sono cresciuti, ma il nome mi è rimasto addosso. 11.03.05
Che emozione, non tenevo un diario da molto tempo.
Anche se una parte della mia vita è racchiusa in voluminosi diari che custodisco gelosamente sul ripiano alto della libreria.
Racchiudono la storia di un’adolescente che cresce, piange, ride, si scontra con la vita e incontra sulla sua strada persone che sanno tenerle alto lo sguardo.
Raramente, ma è capitato, sono andata a rileggere alcune pagine scegliendole a caso.
Stupendo, a volte i sogni di quell’adolescente si sono realizzati, altre volte la realtà ha superato ogni immaginazione giovanile.
In ogni caso, da oggi mi cimento con questo nuovo strumento, il diario nel web.
E’ un po’ come quando la mia compagna di banco, Dina, contraria ai diari che riteneva segno di infantile immaturità, leggeva “di nascosto” il mio diario, che lasciavo sotto al banco, proprio per permetterle di prenderne visione. Forza, auguratemi buona avventura.
L'idea del blog-diario, è nata dal ritrovamento casuale, di un quadernino a righe con la copertina rosa. Diario di un'esperienza... recita la prima pagina. Era il 1999 ed un gruppo di ragazzi allora adolescenti stavano trascorrendo una vacanza in autogestione a MONTESPLUGA. Su quel quaderno, alcuni di loro hanno scritto i loro progetti per il futuro, le loro speranze ... più avanti, assicurando l'anonimato degli scrittori, mi riservo di riportare alcuni brani di quei propositi giovanili, che in fondo rivelano come il futuro sia frutto di un presente.
|
|
17 ottobre 2011
Anno della Fede
Cari fratelli e sorelle,
... approfitto volentieri di questa occasione per annunciare che ho deciso di indire uno speciale Anno della Fede, che avrà inizio l’11 ottobre 2012 – 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II – e si concluderà il 24 novembre 2013, Solennità di Cristo Re dell’universo. Le motivazioni, le finalità e le linee direttrici di questo “Anno”, le ho esposte in una Lettera Apostolica che verrà pubblicata nei prossimi giorni. Il Servo di Dio Paolo VI indisse un analogo “Anno della fede” nel 1967, in occasione del diciannovesimo centenario del martirio degli Apostoli Pietro e Paolo, e in un periodo di grandi rivolgimenti culturali. Ritengo che, trascorso mezzo secolo dall’apertura del Concilio, legata alla felice memoria del Beato Papa Giovanni XXIII, sia opportuno richiamare la bellezza e la centralità della fede, l’esigenza di rafforzarla e approfondirla a livello personale e comunitario, e farlo in prospettiva non tanto celebrativa, ma piuttosto missionaria, nella prospettiva, appunto, della missione ad gentes e della nuova evangelizzazione.
BENEDETTO XVI
Domenica, 16 ottobre 2011
fede
anno
| inviato da anerella il 17/10/2011 alle 16:43 | |
|
|
9 ottobre 2011
Omar, Erika e quel perdono che salva
Che volto ha un assassino? Che volto ha un assassino redento, pentito, tornato a respirare l’aria della libertà?
Devono essere queste le domande che l’altra sera hanno tenuto i telespettatori davanti al televisore a far impennare l’auditel per Matrix. Ma un assassino è un uomo che spesso ha la stessa faccia mite del vicino di casa, del figlio gentile del tuo panettiere.
Omar Favaro, che assieme ad Erika Nardo il 21 febbraio 2001 uccise a coltellate la mamma e il fratellino di lei, Susy e Gianluca, di 11 anni, a un anno dal suo rilascio e a poche settimane dal rilascio di Erika, non ha resistito al richiamo della TV e ha deciso di confessarsi davanti alle telecamere di MATRIX, intervistato dal giornalista Alessio Vinci.
Ci è sembrato un uomo che ha scontato la pena degli uomini ma che non finirà mai di scontare la pena che gli ha inflitto la sua coscienza. I particolari del delitto poteva risparmiarceli, come quel racconto dettagliato che pareva ancora una volta dividere le colpe tra i due in modo da far pesare la bilancia più dall’altra parte che dalla sua. Ci sono cose che hanno bisogno di pudore e silenzio. A che pro, raccontarci che Erika voleva uccidere anche il padre, perché infliggere a quell’uomo che con inumana fede e amore, ha perdonato, accolto, seguito quella figlia ogni giorno della sua vita, questo ricordo pubblico?
Mi veniva da implorare pietà, pietà per i vivi, per l’ing. Nardo, marito cui hanno ucciso la moglie, padre a cui hanno ucciso il figlio e padre anche di chi ha compiuto quel gesto. Pietà per Erika, figlia assassina che le cronache rivelano ora essere donna rinata, figlia amata oltre la misura umana, da un padre che non l’ha mai abbandonata un istante.
Il giornalista ha chiesto a Omar perché non sia andato all’estero, perché presentarsi in TV dando un volto a quel nome e lui ha risposto che non vuole scappare, ha una donna che lo ama, che ama l’uomo che è ora e vuole vivere, lavorare, formarsi una famiglia, non è facile e forse han creduto che la Tv potesse aiutarli a trovare una nuova dimensione, o almeno un lavoro.
Mentre la pubblicità, impietosa, sempre uguale a se stessa qualunque cosa accada, scorreva sullo schermo ho pensato alle parole di San Paolo: “Vagliate tutto e trattenete ciò che vale” e mi son detta che la cosa da salvare di tutta quella storia raccontata in tv è la possibilità che ci è stata data di fare nostro il ricordo del gesto di una madre, l’ultimo gesto disperato che pareva voler salvare sua figlia prima che se stessa.
La testimonianza resa con la vita, di una donna che mentre moriva per mano di sua figlia diceva: “Ti perdono”. Quel - ti perdono - prima di morire, rappresenta la condanna e allo stesso tempo la possibilità di resurrezione per quella adolescente inquieta divenuta ora donna.
Quel “ti perdono” è per noi che lo abbiamo ascoltato, pronunciato da Omar, la testimonianza di un amore grande, quasi disumano, che offre a tutti noi la possibilità di guardare a quella madre come la testimone di un amore che salva anche la più grande atrocità.
Omar
Erika
perdono
padre
amore
madre
| inviato da anerella il 9/10/2011 alle 22:13 | |
|
|
|
|
|
|